venerdì 9 marzo 2007

Speciale Congresso: Giuseppe De Mita eletto nuovo Coordinatore provinciale

Giuseppe De Mita è il nuovo coordinatore della Margherita irpina. Settantuno i votanti – su settantaquattro delegati – e sessantanove le preferenze espresse a suo favore nel primo pomeriggio di oggi, a conclusione della seconda e ultima giornata del secondo congresso provinciale della Margherita. Una giornata che si è aperta con il prosieguo degli interventi di iscritti e delegati. In sala anche l’assessore regionale Rosetta D’Amelio e il senatore Andrea De Simone, entrambi diessini. Tra gli altri, hanno preso la parola Franco Di Cecilia, punto di riferimento del movimento politico “Italia di mezzo” e poi Pietro Foglia, presidente dell’Asi irpina, Lello De Stefano, il candidato alla segreteria provinciale sostenuto da “Democraticamente insieme”, Pasquale Volino, e i tre esponenti regionali, il capogruppo a Palazzo Santa Lucia Mario Sena, il consigliere Luigi Anzalone, l’assessore, on. Enzo De Luca. La fase dedicata alle riflessioni si è chiusa con l’intervento, di altissima levatura politica, dell’onorevole Ciriaco De Mita, coordinatore regionale del partito.
“Ho partecipato a questa fase con l’intelligenza dell’osservatore – ha esordito – ma voglio dire a chi ravvisa censure sulla regolarità delle convenzioni comunali che la Margherita non è radicata da nessuna altra parte in Italia come sul territorio irpino. Quanto a questo congresso, credo che esso vada interpretato come un’occasione di dialogo e non come lo scontro della tristezza dello spirito. La politica non è una questione legata all’anagrafe, ma alla condizione dello spirito”. Dunque l’attenzione si è concentrata sulla provincia e sulla condizione dell’Irpinia. De Mita ha definito “non propriamente esaltanti” le analisi del “novello Masaniello” (il riferimento è alle dichiarazioni del sen. Francesco Pionati, ma il leader di Nusco non lo cita, ndr) per poi spiegare: “L’Irpinia è cresciuta con l’esperienza democratica, con l’azione scaturita dalla riflessione alta della Democrazia Cristiana. Oggi la società è molto cambiata e il sistema politico è in crisi, soprattutto perché sta imboccando la strada del plebiscitarismo restauratore. In questo clima la lettura del territorio si configura come la necessità di raccordare la risposta ai problemi del territorio stesso”.Quindi un lungo passaggio sulla crisi della politica, derivata, secondo De Mita, dalla mancata riflessione storica della crisi degli anni ’70. “Se non ripartiamo da una lettura storica di quel periodo, che troppo in fretta è stato liquidato – ha scandito rivolgendosi a D’Amelio e De Simone – non ne usciremo. Dobbiamo partire da quella storia per vedere come creare la novità, che non è necessariamente il Partito Democratico. De Gasperi chiese solidarietà attorno ad un disegno strategico che era la costruzione della democrazia. La rincorsa al nuovo non è solo un errore, rischia di diventare una necessità. Credo che la stagione dell’illuminismo abbia esaurito la sua funzione. Piuttosto, dobbiamo recuperare l’umanesimo nuovo, che vuol dire recupero del dramma della coscienza e della necessità di arricchirla di responsabilità rispetto al presente e al futuro. Oggi la libertà della persona incrocia la mancanza di valori che determina crisi. Dobbiamo spiegare che la democrazia non è solo diritti ma anche doveri”. Sul PD, De Mita ha ribadito le sue perplessità – “Ci sto dentro con tutta la carica dirompente della mia intelligenza” – poi una stoccata a Rutelli – “Mi invita a fare largo ai giovani, ma io, a differenza sua non ho cariche. Dovrei dimettermi dalla mia intelligenza, operazione impossibile” – quindi una riflessione critica sull’attuale politica estera. Infine, l’invito a recuperare la dimensione umana della politica e un monito ai componenti di “Democraticamente insieme”. “Non comportatevi come una setta di giudici, non sciupate la vostra intelligenza – ha concluso De Mita – trovo sgradevole la dichiarazione rivolta da Maselli ad Ambrosone: “Il gruppo non ti vuole”. Dovessimo ragionare così, dovremmo dirvi: “In questo congresso non vi vuole nessuno”.
Subito dopo, si sono aperte le operazioni di voto, con l’allestimento dei seggi. I rappresentanti di “Democraticamente insieme”, che contavano esclusivamente due delegati degli eletti, hanno protestato contestando la regolarità dello svolgimento delle elezioni, per poi lasciare l’assemblea. E subito dopo, in una conferenza stampa convocata al momento, hanno ribadito le accuse, sferrando attacchi anche contro il presidente dei lavori congressuali, sen. Nello Palumbo. Il quale, nel replicare, ha precisato: “La responsabilità sulla scelta delle modalità di voto è mia e solo mia. I dirigenti provinciali volevano estendere a tutti i delegati la possibilità di votare il coordinatore provinciale. Ma il diritto di votare il coordinatore provinciale è attribuito unicamente ai delegati degli iscritti perché questo è l’unico parametro certo, valido in tutta Italia, per garantire che non sia alterata la rappresentanza. Sono amareggiato. Non sussiste ipotesi alcuna che le mie decisioni potessero essere ispirate dalla volontà di influire sugli esiti del congresso. Visti i rapporti di forza, anche se avessi accolto le loro tesi sarebbero state ininfluenti sugli esiti dell’assemblea. Trovo inaccettabile che una minoranza irrilevante cerchi di delegittimare una bella assise come questa non sulla base di tesi politiche, ma facendo ricorso a cavilli”.
Concluso lo spoglio, si è passati alla proclamazione. Poi un breve discorso del nuovo coordinatore che ha ringraziato tutti, rilanciando sulla necessità di unificare quanto più possibile il partito.

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